Cosa hanno in comune Madame Bovary ed il mio concetto di vuoto cosmico?
Il bovarismo è la tendenza a cercare di sfuggire la monotonia della vita di provincia proiettandosi, tramite la lettura, in una realtà paradisiaca totalmente frutto di fantasia.
Ovviamente dopo questo processo mentale, l’individuo torna deluso al mondo reale, poiché si sente ingabbiato, intrappolato, e va da sé, infelice.
Ai tempi di Madame Bovary, erano i libri a creare questo nuovo paradiso.
Oggi sono i social. Ma la cosa peggiore è che nell’800 erano gli scrittori, con la loro immaginazione a creare mondi meravigliosi in cui i lettori potevano tuffarsi; oggi sono gli stessi utenti che inventano realtà parallele, cercando di vivere nel breve tempo del click la loro favola moderna… per poi svegliarsi dal sogno, e ritrovarsi sul sedile del bagno a riguardare gli istanti di una vita non loro.
E’ il paradosso. Ed è talmente vuoto ed assurdo che anche a tentare di spiegarlo, ci si sente vuoti e assurdi. E ne facciamo parte tutti, non ci sono eccezioni. Siamo tutti vittime e carnefici.
Tutti frammenti di una società che ci imbriglia il cervello, che ci costringe ad essere costantemente ciò che non siamo, che ci impone la legge della bellezza a tutti i costi, del rispetto dei canoni a tutti i costi, della conformità a tutti i costi. Tutti uguali, tutti uno dietro l’altro.
E’ il vuoto cosmico.
Anzi peggio.
E’ il vuoto cosmico. In fila.